ESSE7 - OROLOGI SAI AMBROSINI

Il rombo del motore Alfa Romeo 115ter riempiva l'aria mentre il SAI Ambrosini ESSE 7 accelerava lungo la pista polverosa. Era il 1949 e l'Aeronautica Militare Italiana stava risorgendo dalle ceneri della guerra, ricostruendo non solo flotte, ma anche sogni.

L' Esse 7, con le sue linee eleganti e il profilo affusolato, sembrava quasi sospeso nel tempo. Non era solo un aereo da addestramento, era il simbolo di un’Italia che voleva tornare a volare, dimostrare al mondo che l’ingegneria italiana era ancora capace di creare meraviglie.

Con un colpo deciso alla cloche, il pilota collaudatore sollevò il velivolo da terra e si immerse nel cielo limpido. Mentre saliva, osservava la costa ligure scorrere sotto di lui, i piccoli villaggi e le strade che si intrecciavano come vene pulsanti di una nazione in rinascita.

Ma quell’aereo era più di un mezzo: era la conferma che il futuro non apparteneva solo ai grandi bombardieri o ai caccia potenti, ma anche ai piloti che affinavano la loro arte, che vivevano per la precisione e il controllo assoluto.

Spinse il motore al massimo. Sentiva la vibrazione attraverso la fusoliera, l’aereo rispondeva perfettamente, come un compagno fidato.

A 358 km/h, il vento sibilava intorno alla cabina, ma dentro il pilota era immerso in un silenzio concentrato, un equilibrio perfetto tra uomo e macchina.

Arrivò alla quota di 5.000 metri, poi virò con decisione. Il sole accarezzava le superfici metalliche dell'aereo, trasformandolo in una freccia dorata nel cielo. Guardando in basso, pensò a tutti quei cadetti che avrebbero pilotato l'Esse 7, imparando su di esso il mestiere del volo.

Un velivolo nato dalla passione di ingegneri e costruttori, un ponte tra il passato e il futuro dell’aviazione italiana.

Mentre tornava alla base, sorrise.

Non era solo un volo di prova... era una dichiarazione d’intenti.

L'Italia tornava a volare, e l’Esse 7 era la sua ala più elegante.